Cambiare vita insieme a Vestia – Blog Novel 11ª puntata
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Cambiare vita: un’avventura che, presto o tardi, tocca a tutti.
Vestia, tra le cinque donne, aveva un’altra età e una storia completamente differente.
Coi suoi quarantacinque anni era la più grande del gruppo, e quella che più aveva vissuto la realizzazione lavorativa nel senso in cui comunemente la si intende. Aveva fatto carriera.
Traduttrice e interprete per professione, e fotografa per passione, si era ampiamente sperimentata in entrambi gli ambiti, ricevendo riconoscimenti, opportunità e gratificazioni. L’indipendenza, nel suo caso, non era un problema, per lo meno non da un punto di vista economico.
Se non fosse che, a un certo punto della sua storia, si era resa conto che la sua vita era insostenibile: pesi insensati, una quantità di stress del tutto fuori luogo quando si fa qualcosa che si ama, burocrazie castranti che farebbero perdere l’entusiasmo anche a Gandhi! Alchè Vestia, come molti tra i più intelligenti in questo misterioso periodo, si era chiesta “perché”.
Che senso ha scegliere un lavoro per cui ci si sente vocati e poi condurlo in un modo insopportabile? [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=”null”]Dov’è, esattamente, l’ingegno nel metter su un’azienda, se poi l’azienda finisce col metter sotto noi?[/inlinetweet] E soprattutto, perché mai si dovrebbe diventare dei grandi in una maniera che non corrisponde ai propri ritmi naturali e al benessere globale di esseri umani? Che non appartiene all’essenza della propria identità, e soprattutto nella quale non ci si sente felici?
Vestia, pur contenta dei successi e delle soddisfazioni, aveva capito questo e aveva consapevolmente scelto di rallentare, di tagliare, di diminuire, di rimpicciolirsi e di tornare a casa, una casa quieta e tranquilla che esisteva innanzitutto nel proprio cuore, nell’amore e nella gioia delle piccole cose.
Cambiare vita: una vita naturale
Così si era trasferita a Cori, nel Lazio, un paesino sui Monti Lepini di cui il suo compagno era originario. E si era messa a camminare, a girare in lungo e in largo parlando con le persone, scattando foto, rielaborandole al computer in modo creativo. Nuotava, cucinava e trascorreva il tempo con coloro con cui stava bene. Si dedicava all’orto, a del modesto artigianato e a dei piccolissimi progetti dentro cui potesse sentirsi semplice e viva, trasparente e genuina, forse povera per alcuni ma di certo ricca per molti altri.
Stava recuperando la bellezza e la ricchezza più reali della vita.
Ma è sufficiente?
A un certo punto, però, questa dimensione le si era rivelata troppo solitaria. Poiché in fondo le persone con cui si soffermava a scambiare due chiacchiere non stavano condividendo la sua stessa esperienza.
Erano esseri umani con cui poter comunicare, certo, e questo è importante, ma non erano anime a cui potersi sentire alleati, complici in un unico cammino. Forse, a un certo punto, aveva avuto voglia di comunità, un desiderio di appartenenza, un naturale istinto alla riunificazione con la propria famiglia dello spirito.
Anche Vestia ha trovato, quindi, nel percorso “Il valore del femminile”, ciò che cercava: spazi di comunione e progettualità collettiva, affinità elettive, condivisione di sogni, speranze e visioni del futuro, proprio in un tempo in cui tutti parlano male di tutti, in cui sfiducia, paura e disgregazione regnano sovrane, in cui sembra che non esistano più persone così, e invece queste sei donne erano lì e stavano lavorando, da sole e insieme, giorno dopo giorno, senza demordere mai.
Ilaria Cusano
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