Blog Novel – 23ª puntata
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Dopo la poesia il gruppo si rimise in cammino lungo il sentiero, poiché per il pomeriggio era prevista pioggia e bisognava passare dalla formazione outdoor alla formazione indoor.
Oramai perfettamente consapevoli dei propri intenti profondi, delle scelte operate in un tempo assai lontano e della direzione che l’inconscio e Madre Natura si erano incaricati di trasmettere, le donne furono invitate a utilizzare il tempo del trekking per il ritorno a questo fine: comunicare al gruppo, con tutti i centri energetici opportunamente allineati, qual era il ruolo che avevano scelto esattamente per sé nell’ambito del progetto comune.
4 domande per prendere coscienza del tuo posto nel mondo
Maria aveva chiesto a ognuna di meditare e riflettere su queste domande, nel corso dei giorni tra un seminario e l’altro:
- Ciò che mi sono offerta di fare, oltre a essere qualcosa che posso fare, è anche qualcosa che desidero fare, oppure no?
- Quanto spazio voglio dedicare al lavoro corale (come gestire un’attività assieme a un’altra, o curare la promozione) e quanto, invece, voglio riservarne alla mia espressione individuale (condurre da sola, coordinare un’attività in maniera autonoma, e via dicendo)?
- Ci sono altre risorse e/o capacità che posso e voglio mettere in comune e che ho dimenticato di enunciare? Spazi fisici, abilità che dò per scontate ma che possono tornare utili, oggetti, persone che possono rivelarsi alleate, e così via.
- In riferimento a quattro aree specifiche (ben individuate e sintetizzate) come immagino le attività al loro interno? Quanto tempo durano, dove avvengono, quanti partecipanti vedono coinvolti, e via dicendo.
Maria aveva suggerito anche di prendere qualche appunto; erano sufficienti dei piccoli schemi rapidi e sintetici, se non c’era il desiderio di scrivere; l’importante era conservare le idee preziose poiché in tre settimane è facile dimenticarle.
I bisogni e i piaceri più intimi dovevano fungere da bussole, nel corso di tali riflessioni, onde orientarsi e individuare quelle scelte più in linea con la propria autentica natura.
[inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=”null”]Partorire è permettere che una creatura che si è formata dentro, esca, venga alla luce, più e più volte[/inlinetweet]
Ora, dopo gli esercizi teatrali per la voce e la toccante recitazione della poesia, era giunto il momento di esternare le proprie decisioni di fronte al gruppo, di comunicare, iniziando da una parte a mettere a frutto i propri moti interiori, e dall’altra a tagliare via tutti quei pensieri, discorsi e azioni che non servivano al proprio scopo.
L’etimologia della parola “decidere” rimanda esattamente a questo: “tagliare via”. È necessario farlo, per definire, nutrire e portare a compimento. La natura lo insegna in modo magistrale: [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=”null”]bisogna potare i rami peggiori perché i migliori siano alimentati al meglio, dando fiori e frutti belli e di qualità[/inlinetweet].
Riguardo alla creazione collettiva, una sintesi schematica poteva essere la seguente:
– Si trattava di uno o più appuntamenti dedicati alla trasmissione dei saperi femminili.
– Le proposte emerse, con relativo nome della promotrice, erano queste: condivisione di libri (Vestia); baratto (Vestia); banca del tempo (Juno); fotografia creativa (Grazia); espressione e scrittura creativa (Kore); art-counseling (Grazia); shiatsu (Juno); uso delle erbe (Juno); produzione di saponi (Diana); artigianato (Diana).
Maria aveva suddiviso tutti gli input originari in quattro sezioni, con le possibili responsabili
1. forme di economia alternativa (condivisione di libri, baratto e banca del tempo) – Vestia e Juno;
2. espressione creativa (fotografia e scrittura creativa) – Grazia, Vestia e Kore;
3. benessere (counseling, shiatsu e uso delle erbe) – Juno, Grazia e Kore;
4. artigianato (saponi, pelli e oggettistica) – Diana e Juno.
Ovviamente tutto poteva essere rivisto, modificato, integrato e migliorato a seconda dei desideri di ognuna; questa era solo la prima bozza e il ruolo di Maria si limitava a quello di facilitatrice – erano le donne stesse a dover prendere le decisioni.
Maria aveva aggiunto che la struttura dell’associazione che in quel periodo stava gestendo era a disposizione come contenitore istituzionale in cui far rientrare le varie attività; se poteva risultare utile in termini normativi, fiscali e di identità sociale, questa era una risorsa in più di cui il gruppo poteva disporre. L’associazione avrebbe potuto contare su nuova linfa vitale, in termini di idee, progettualità ed economie, dunque era perfetto!
Gli altri mezzi e capacità (tutti fondamentali e importantissimi per la realizzazione) venuti a galla precedentemente erano questi: Grazia sapeva documentare e diffondere tutte le esperienze che sarebbero nate; Diana era in grado di vendere; Kore sapeva promuovere e Vestia coordinare.
Maria si sarebbe assunta il ruolo di “nodo che lega”, riunificando tutto all’interno di una struttura comune: avrebbe curato le pubbliche relazioni, messo insieme spazi fisici e risorse materiali e, nel caso in cui le attività sarebbero state fatte rientrare nell’ambito dell’associazione per cui lavorava, si sarebbe occupata dell’amministrazione, dei contratti e della contabilità.
L’organizzazione, il project-design (disegnare un progetto) e il project-management (gestirlo) avrebbero dovuto essere responsabilità dell’intero gruppo, in quanto era esattamente questo che le partecipanti in termini tecnici stavano apprendendo nel corso del ciclo di seminari.
Ilaria Cusano
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