
Blog Novel – 27ª puntata
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I saperi femminili che il gruppo di donne del percorso formativo aveva deciso di trasmettere erano delle conoscenze e abilità ben definite e connotate culturalmente, ma in verità i saperi femminili, in sè, non riguardano delle particolari azioni o professioni: maturano come frutto di un preciso tipo di SENSIBILITÀ, che potenzialmente è applicabile a QUALSIASI atto e progetto.
È per questo che tale facoltà appartiene tanto alle donne quanto agli uomini, in realtà
È solo una connotazione culturale, una convenzione storica, quella secondo cui, per esempio, nell’accoglienza, nell’assistenza e nella cura noi donne riusciamo meglio degli uomini. Non è assolutamente vero, è vero solo che, storicamente (nella nostra storia italiana) è capitato molto più spesso che siano state delle donne a ricoprire determinati ruoli. Punto.
Moltissimi uomini sono estremamente portati per servire, ascoltare e accudire, e se si formano in quel senso possono eccellere!
È un po’ la stessa storia di Billy Elliott, andiamo. Io per tanti anni ho vissuto nel mondo della danza, e ancora oggi sono pochissimi in Italia i ragazzi e gli uomini che si dedicano a questa magnifica arte. E non perché siamo meno predisposti di noi donne, ma perché tuttora c’è questa credenza culturale (radicatissima) secondo cui, se fai il ballerino, non sei tanto uomo quanto se fai il manager o il muratore. Pure baggianate, naturalmente, come ci dimostrano in modo egregio fior di danzatori in tutto il mondo!
Ci sono, tra l’altro, molte donne che non hanno mai risvegliato in sé tale sensibilità in teoria tipicamente femminile. Così come ci sono tanti uomini che invece l’hanno fatto, eccome!
Parlo di una decisione, perché di questo si tratta. Si può nascere con questa sensibilità, probabilmente tutti noi ci siamo nati. Ma solo alcuni si dedicano a coltivarla giorno dopo giorno. Con delle attività, delle scelte, dei gesti, certe relazioni, un determinato modo di lavorare, di comunicare, di interagire e di fare l’amore.
[inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=”null”]Qualsiasi capacità non alimentata torna latente, mentre approfondita riceve il nutrimento per trasformarsi in padronanza[/inlinetweet], maestria o vera e propria competenza.
Il punto, nella cultura di tutto il mondo (perché di patriarcato sto parlando), è che vengono ancora privilegiati troppo i contenuti ritenuti tipicamente “maschili” (che maschili non sono), mentre vengono ancora troppo demonizzati quelli “femminili”.
Le parole giuste, secondo me, sarebbero saperi “razionali”, “scientifici” e “tecnici” (invece che maschili), da una parte, e saperi “irrazionali”, “magici” e “spirituali” (invece che femminili), dall’altra.
Fine della fase Comunicazione e lento passaggio a quella Cooperazione
A conclusione del secondo seminario, quello sulla comunicazione, Maria diede alle partecipanti il compito di realizzare una mappa mentale: un disegno in cui, tramite colori, parole e immagini, esse potessero strutturare la loro proposta su come organizzare concretamente la trasmissione dei saperi in questione.
Una giornata aperta a tutti? Un ciclo di laboratori brevi (o lunghi), disseminati in un periodo? Un sito web? Un mercato con delle conferenze? Un libro? Quale forma volevano dare al progetto comune? E soprattutto, quali erano gli step fondamentali attraverso cui era necessario passare?
La fase produttiva del percorso doveva iniziare, era il momento di cominciare a tramutare il sogno in realtà, portando il cielo in terra e manipolando la materia (beni e risorse materiali, competenze ed energia) affinché prendesse una forma ben specifica.
Proprio qui l’onda cambiò e le cose assunsero un andamento alquanto diverso; tra la comunicazione e la cooperazione.
Ilaria Cusano
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