
Blog Novel – 37ª puntata
Le criticità del progetto del gruppo di donne partecipanti al percorso erano questi.
1) La giornata che stavano pianificando aveva delle caratteristiche tali da necessitare di una location in cui ci fossero ben tre spazi distinti:
- uno per le consulenze individuali,
- uno per i banchetti,
- e un altro per i laboratori e le esperienze.
Ciò rischiava di essere un motivo di blocco a lungo termine. Da una parte per la scarsa efficienza del territorio in cui le partecipanti si trovavano a operare. Dall’altra per l’inesistenza di un fondo cassa cui attingere per affittare un luogo ben attrezzato.
Per di più, si andava verso la stagione autunnale, il che rendeva il progetto ancor più difficile da implementare. Se in primavera e in estate si può godere di una serie di meravigliosi spazi nel verde, non si può dire lo stesso delle stagioni fredde dell’anno. Un laboratorio o un’esperienza all’aperto rischiano di tramutarsi in disagi e spiacevolezze proprio a causa della temperatura inospitale.
Una location con tre spazi distinti al suo interno, in buona sostanza, era un obiettivo al di là dei limiti del gruppo. Poteva essere bypassato
- rimandando l’evento alla primavera, oppure
- concentrandosi solo sui laboratori,
- o ancora si poteva pensare di trovare prima un luogo alla propria portata, e di adattare poi l’iniziativa alle sue caratteristiche e potenzialità.
In tutti i casi, la soluzione doveva passare per un taglio, una rinuncia e/o un adeguamento. D’altronde tutti coloro che combinano qualcosa nella vita sanno che spesso è così, quando si vuole concretizzare: [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]la via della realizzazione non è per i perfezionisti[/inlinetweet], se si vuole portare il proprio contributo nel mondo bisogna essere disposti a gettare il perfezionismo nel secchio. Il perfezionismo è solo una rigidità, un’inutile auto-limitazione, pura ossessione che non porta a grandi traguardi.
Nondimeno, le cinque donne si sentivano più o meno così 😀
2) La seconda criticità riguardava sempre la location.
Trattandosi di un progetto in fase di sperimentazione, e di un gruppo di donne intente a incrementare proprio la capacità di monetizzare, era alquanto azzardato scegliere uno spazio a pagamento:
– o bisognava optare per una location gratuita – case private, spazi di proprietà di amici, luoghi pubblici e utilizzabili dalla comunità, e via dicendo;
– oppure era il caso di pensare a dei precisi accordi da proporre ai gestori delle location: pagare loro un affitto in proporzione agli introiti della giornata;
– o ancora, si poteva prevedere che fossero loro stessi (i gestori delle location) a chiedere, all’ingresso, un contributo per l’uso dello spazio a tutti i partecipanti.
Questi erano solo degli spunti, che Maria diede alle donne per indicare la direzione giusta in cui guardare, per superare l’impasse; erano loro, però, che dovevano cimentarsi col mitico problem solving!
L’importante era che tutte fossero disponibili ad AFFRONTARE il problema, invece di rifuggirlo, tentare di ignorarlo, evitarlo o, peggio ancora, combatterlo!
La competenza al problem solving, d’altronde, si sviluppa proprio tramite l’esperienza diretta: sollecitandola e utilizzandola in corso d’opera. Può risultare buffo, ma [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=”null”]solo chi affronta tanti problemi può diventare un mito nel problem solving :-D[/inlinetweet]
Maria si limitava a ispirare, a indicare delle possibilità concrete da cui si poteva partire per elaborare una soluzione adeguata, ma di fatto non era Maria la persona chiamata a risolvere QUEL problema!
La responsabilità di Maria, invece, era quella di mantenere alta la motivazione delle donne, che di fronte ai problemi e alle criticità, e ancora poco abituate, evidentemente, a fronteggiarne e risolverne ogni giorno, rischiavano di scoraggiarsi, demotivarsi e bloccarsi.
La strategia che scelse fu questa: ricordare alle donne che la magia dell’arcobaleno si produce sempre e solo in un clima come questo, e mai a ciel sereno – ci avevi pensato? 😉

Ilaria Cusano