
Blog Novel – 39ª puntata
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L’ultima criticità che il gruppo di donne si trovò a dover affrontare era la seguente. Per promuovere un’iniziativa come quella che avevano immaginato con efficacia e serenità, c’è bisogno che la maggior parte dei dettagli essenziali siano definiti almeno un mese prima dell’evento.
Visto che l’estate stava finendo, e visto che c’erano diverse questioni basilari rimaste insolute, realisticamente, in che periodo si poteva realizzare questa giornata sui saperi femminili?
Il blocco, l’impasse di un gruppo quando non c’è un buon livello di leadership
Di fronte alle criticità, il gruppo di donne si bloccò. O meglio, ciò avvenne nel fronteggiare la prima decisione che bisognava prendere, quella sulla scelta delle date.
Juno e Diana
Juno e Diana erano le più gagliarde e motivate. Quest’ultima, tra l’altro, era l’unica che si era attivata anche autonomamente per trovare una location.
Aveva reperito un volantino di uno spazio che era stato preso in considerazione.
Aveva chiesto a Maria come poteva dialogare con i gestori del posto, rispetto alla giornata in programma.
Li aveva chiamati per avere le informazioni necessarie e le aveva riportate al gruppo intero. Evidenziando che, tra l’altro (anche in questo c’era un impedimento), il luogo era in fase di ristrutturazione e i gestori non potevano garantirne la disponibilità.
Kore
Kore aveva alcune perplessità sull’organizzazione stessa delle attività. Secondo lei, per poter trovare una location adeguata e tutte le risorse necessarie (materiali, umane e interiori), era fondamentale partire dalle attività.
Grazia e Vestia
Grazia e Vestia, invece, avevano dei ritmi più lenti. Non si sentivano pronte a dare forma a un progetto nato solo poche settimane prima, ancora troppo poco definito e per niente maturo per poter essere, secondo loro, portato all’esterno.
Così chiesero al gruppo un minore coinvolgimento, e la possibilità di rimandare la concretizzazione a un momento futuro indefinito. Aggiunsero che, secondo loro, il processo di realizzazione era già in corso. Fecero notare al gruppo che ognuna
– si era centrata sui propri obiettivi,
– aveva individuato ciò su cui voleva puntare,
– aveva acquisito una serie di competenze trasversali e professionali che le sarebbero tornate utili nel proprio lavoro.
– E in più tutte potevano contare su delle nuove relazioni tanto feconde e stimolanti quali erano quelle che si erano stabilite in occasione del ciclo di seminari.
In buona sostanza, Grazia e Vestia erano dell’idea che non fosse molto importante dare una forma concreta al progetto comune della giornata. O quanto meno che non fosse basilare farlo immediatamente. Per loro, tutto ciò che aveva portato fino a quel punto era avvenuto, era stato effettivamente seminato e certamente avrebbe dato i suoi frutti. Questo poteva bastare.
Gli stili di leadership

In questo momento, era dall’esperienza stessa, dall’aver messo le mani in pasta ed essersi cimentate con una reale responsabilità, che avevano iniziato a emergere con chiarezza i segnali dello stile di leadership di ogni donna. Alcune erano orientate più ai risultati che alle persone – come, ad esempio, Diana. Per altre, viceversa, era più importante il benessere di ognuna, piuttosto che la produzione di risultati concreti.
Solamente, non avendo abbastanza consapevolezza ed esperienza rispetto al tema leadership, le cinque donne, più che altro, barcollavano nel buio.
Maria, pur conoscendo diversi modi per uscire dall’impasse, sapeva bene che a livello di formazione il processo avrebbe funzionato tanto più quanto le donne sarebbero state solo supportate da lei. Non guidate passo per passo o sostituite da lei stessa. Dovevano essere loro a spremersi e ingegnarsi per produrre una o più soluzioni alternative in modo autonomo.
Non erano bambine a cui va insegnato a camminare. Erano donne adulte che sanno benissimo come si cammina. Devono solo tirare fuori il coraggio e la forza di produrre e sostenere ogni singolo passo. E soprattutto di non fermarsi o tornare indietro, mai.
Queste capacità, più umane che tecniche, possono sorgere solo dall’attraversare la difficoltà stessa. E dall’essere ben consapevoli del fatto che, qualsiasi frutto e risultato prodotto o non prodotto era e sarebbe rimasto sempre e solo una loro responsabilità e merito.
L’Italia
Come accade spesso in Italia, dove le persone da secoli vengono educate alla sottomissione e schiavitù invece che alla responsabilità e libertà, le donne si aspettavano che fosse Maria a risolvere al posto loro. Ma Maria, quella volta, pur sapendo benissimo non una ma diverse soluzioni, riuscì a resistere alla tentazione egocentrica, e lasciò a ognuna il proprio spazio di potere, azione, responsabilità e libertà, rimanendo a disposizione per un supporto ma deludendo sistematicamente qualsiasi aspettativa infantile.
Gli spazi non riempiti restavano vuoti, tutte potevano fare esperienza di questi vuoti – che poi sono gli stessi che, in Italia, viviamo ogni giorno, nell’impegno civico e nella vita sociale – e tutte potevano sentire chiaramente, dentro e intorno a sé, cosa si crea in un gruppo quando una o più persone non fanno la propria parte.
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Ilaria Cusano
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