
Blog Novel – 40ª puntata

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Fu questo il momento in cui [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]la limitazione si manifestò in tutto il suo potenziale di saggezza e guida[/inlinetweet].
Naturalmente le più entusiaste e veloci provarono un senso di rammarico, delusione e scoraggiamento, nel non poter realizzare immediatamente ciò che avevano immaginato. Le più lente e prudenti si sentirono in colpa e a disagio, temendo che fosse a causa loro che si era creato l’impedimento. Kore fu semplicemente perplessa e disorientata. Mentre Maria doveva trovare un modo per trasformare la seconda parte del seminario sulla cooperazione, indirizzandolo in una direzione completamente diversa rispetto a ciò che aveva pianificato. E doveva farlo in fretta perché il seminario era… adesso!!
Così si ricordò delle sue esperienze con le organizzazioni no-profit…
Dieci lunghi anni a lavorare nell’ambito delle organizzazioni no-profit. Dove altro si sarebbe potuta immaginare una Maria, d’altronde?
Un po’ era stata una scelta. Un po’ il frutto più ovvio di una vocazione sociale indirizzata, inizialmente, dove la vita le aveva presentato più opportunità.
Già da prima di laurearsi, le erano capitate una serie di ottime occasioni per collaborare con delle associazioni che lei ammirava molto. Non solo per intenti e realizzazioni, ma anche per efficienza e prestigio.
Durante i primi anni della sua carriera, Maria mise a disposizione il proprio servizio per queste organizzazioni. Ne condivideva la visione, la missione e i valori, e oltre a questo trovava che per lei potessero essere degli ottimi trampolini di lancio. Avrebbe potuto sviluppare preziose competenze, stringere una serie di relazioni importanti ed essere il braccio destro di persone che lei definiva “di successo”. Sicuramente il genere di successo a cui lei stessa anelava.
Fu così: fece sue una serie di abilità relazionali e manageriali fondamentali, poté osservare da vicino come operavano dei professionisti validi, capaci e riconosciuti, e si esercitò a mettere in campo le proprie risorse interiori in degli ambiti in cui esse erano valorizzate, sostenute e stimate.
Le si richiedevano presenza, responsabilità, efficienza e diplomazia, e così Maria ricevette gli stimoli giusti per formarsi, per passare a uno step successivo nella sua professionalità: aveva scelto la sua strada, ora doveva rimboccarsi le maniche e imparare a stare sul pezzo, a funzionare sia a livello umano sia economicamente.
Non solo: doveva essere in grado di garantire a se stessa sopravvivenza, autonomia e gratificazione, e in più fare da punto di riferimento per due organizzazioni importanti, note in tutta Italia e anche all’estero, e ampiamente frequentate – esattamente quello che le ci voleva per imparare a volare!
All’ombra di fama e prestigio…

Allo stesso tempo Maria, negli anni, dovette prendere atto di uno stato di cose per lei inquietante: nel sottoscala di tali organizzazioni c’era l’inferno amministrativo!
La gestione, “naturalmente” nascosta ai soci, era un insieme di scheletri nell’armadio che si tramandava e si aggravava di anno in anno; i contratti e la contabilità vertevano in una situazione indecente; la baracca andava avanti solo grazie all’inefficienza e all’omertà tipiche dello stato italiano, all’abitudine del lavoratore medio a rinunciare alla maggior parte dei suoi diritti, nonché a quasi tutta la sua dignità.
Maria, ovviamente, non poteva durare molto in un ambiente del genere. Diversamente dalle decine di volontari che pensavano di fare un gesto generoso, mentre in realtà erano solo perennemente manipolati e sfruttati, lei seppe farsi valere, e sin dall’inizio ottenne ciò che le spettava.
Tuttavia, non aveva quel cosiddetto “pelo sullo stomaco” che le permettesse di digerire tali e tante ingiustizie, giorno dopo giorno – né poteva combattere la battaglia di Don Chisciotte! Non avrebbe avuto nessun senso: l’unica a cui quello stato di cose non andava giù ero lei, gli altri ci sguazzavano dentro tranquillamente e senza alcun problema, dal primo all’ultimo.
Così fece la scorta di ciò che per lei era più importante, e poi se ne andò, con la stessa scaltrezza e diplomazia con cui era arrivata, senza disturbare troppo un equilibrio che si era costruito, con la collaborazione di tutti, nell’arco di decenni.
Ilaria Cusano
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