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Le vacanze di Natale sono passate. Ci siamo riposate, ristorate, divertite e accoccolate al calduccio con le persone più care. Adesso possiamo riprendere coi nostri racconti ispiranti sulle transizioni di noi donne e sulle strategie che nascono dall’amore prima che dall’ambizione 🙂
Con l’ultima puntata, ci eravamo salutate nel tunnel, nella limitazione, nel blocco e nell’impedimento. Circostanze che avevano dato modo a Maria di ricordare, di tornare con la mente e le emozioni a una serie di sue esperienze pregresse, in cui aveva imparato parecchie cose importanti riguardo ai momenti critici.
Blog Novel – 41ª puntata
Dopo circa un anno da libera professionista, in Maria era maturato il desiderio di fondare una compagnia teatrale.
Lei si ispirava moltissimo danzando. E usava utilizzare parecchio questa arte anche come strumento formativo per aiutare le donne a scoprire il proprio potenziale ed esprimerlo.
In quella fase, era nata in lei la voglia di portare tale opportunità anche a un livello di spettacolo.
Immediatamente, incontrò una donna che da circa trent’anni lavorava con successo come regista teatrale, proprio nell’ambito del sociale! Era quello che più attirava anche Maria. Così le raccontò il suo progetto, alla donna piacque molto, e deciderono di fondare una compagnia insieme.
Pianificazione, audizioni, prove, e il gruppo fu formato: sei donne e un uomo, per lavorare insieme sui temi della spiritualità e dell’identità di genere.
Anche il quel caso, avevano scelto la via dell’organizzazione no-profit. Ma stavolta Maria non si trovava più a gestire un’associazione nata e cresciuta da tempo. Era nella posizione di fondatrice, e negli anni ricoprì il ruolo di segretaria, presidente e vice-presidente.
Fu un altro passo di gran valore, per lei. Ebbe l’opportunità di partecipare alla creazione di una realtà da zero, di impostarla in base a regole e valori di cui lei stessa ero portatrice. E di includervi tutta una serie di modalità gestionali innovative, che da tempo la stuzzicavano.
Il salto dalla fantasia alla realtà
Fu la prima circostanza in cui Maria si confrontò con la cooperazione vera, che non avviene quando sulla carta c’è un consiglio direttivo mentre nella realtà le decisioni vengono prese solo dal presidente – come accade nella stragrande maggioranza delle “associazioni” in Italia.
Ebbe modo di gestire l’amministrazione con trasparenza e legalità (cosa a cui teneva molto), e la comunicazione in maniera efficace e all’avanguardia.
L’associazione, inoltre, era l’incubatore all’interno del quale stavano prendendo forma dei progetti creativi e formativi in cui Maria stessa credeva tantissimo, quindi di questo era fiera e felice.

Dopo cinque anni lunghi, ricchi e intensi, anche questa esperienza, come tutto nella vita, terminò; in questo caso, però, quando Maria se ne andò, morì anche la compagnia – il che per lei non fu tanto una lusinga dell’ego, ma un vero e proprio lutto in piena regola, non solo umano ma anche professionale.
Maria aveva investito in quel progetto tutto ciò che aveva, in termini di denaro, tempo, energie, speranze, competenze e conoscenze; aveva attraversato e superato crisi, difficoltà, cambiamenti e conflitti di ogni sorta, per tenere in piedi quel gruppo, ma quando esso morì si rese conto che, di fatto, le sue radici erano assai deboli, molto di più di quanto lei fosse disposta a riconoscere e ad ammettere.
Fu il tipico esempio di un [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]progetto non sostenibile: incapace di durare nel tempo, al di là di chi lo avvia, e di creare sviluppo nella società[/inlinetweet].
Ilaria Cusano
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