
Blog Novel – 43ª puntata
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Al di là delle sue personali considerazioni sulla burocrazia italiana, e sulle inefficienze gestionali di uno stato che non riesce a organizzarsi in maniera tale che i suoi cittadini possano lavorare in modo dignitoso ed efficiente, Maria dalle sue esperienze di lavoro in team imparò che tutto parte da noi. Da noi come persone e da noi come membri di una comunità. Una famiglia, un gruppo, un paese, un’associazione, e via dicendo. Da noi come cittadini, dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero.
[inlinetweet prefix=”null” tweeter=”null” suffix=”null”]Una collettività non si costruisce tramite una struttura, un progetto o la volontà di un leader[/inlinetweet] carismatico. Il senso di appartenenza a una rete, il coinvolgimento e la responsabilità che spontaneamente ne nascono, sono tasselli molto profondi dell’identità individuale. E se essi, durante la propria crescita, educazione e maturazione, per qualsiasi ragione non hanno preso forma – com’è di fatto accaduto per tantissime persone – non c’è modo di crearli tramite momenti di aggregazione, conferenze, cultura e sensibilizzazione.
Dove nasce il senso d’appartenenza
Coloro che danno vita alle nuove tradizioni popolari, quando nella società servono più coesione e solidarietà, lo sanno bene: il senso di appartenenza si crea nella condivisione di fondamentali momenti tras-formativi. Nel partecipare in modo attivo e autonomo a delle esperienze, non solo intellettuali ma anche emotive, intime e umane, tramite cui sia possibile non solo capire, ma soprattutto sentire.
Il senso di appartenenza non ha origine dal capire, non ne ha alcun bisogno. Nasce dal sentire, dalla profonda e vivida percezione di un’unità di base, che è semplicemente reale. Più reale del tavolo su cui ogni giorno mangiamo.

A questa verità il gruppo di donne era giunto nel corso della terza giornata di seminario. La cooperazione non può nascere nel corso di tre giorni, non può avere come base un progetto di una giornata sui saperi femminili, né tanto meno svilupparsi tra persone che si conoscono da poco più di qualche settimana.
La vera cooperazione non si può creare dal nulla, in questo modo. Quando ciò accade, o non si tratta di vera cooperazione – come nei casi in cui sulla carta c’è un consiglio direttivo mentre nella realtà le decisioni vengono prese solo dal presidente – oppure si tratta di una collaborazione temporanea tra persone fondamentalmente superficiali, come siamo stati tutti per anni.
I livelli di coscienza nella società
Don Juan Nuñez del Prado Prado, antropologo e decennale apprendista del più famoso guaritore spirituale del Cuzco, Don Benito Qoriwaman, riprende una classificazione fantastica. Essa fa riferimento proprio al senso di appartenenza.
Si tratta della descrizione dei livelli di coscienza, in relazione all’organizzazione politica e religiosa delle società:
- al primo livello di coscienza troviamo la famiglia e il feticismo;
- nel secondo, il clan e il politeismo;
- al terzo, la nazione e il monoteismo;
- al quarto, l’unione al di là delle differenze culturali e l’universalità.
Ai successivi è meglio non riferirsi affatto, in quanto attualmente la maggior parte delle società umane stanno navigando nelle acque del terzo, mentre degli sparuti gruppi di individui stanno iniziando a esplorare o a stabilizzare il loro accesso al quarto livello.
Nel quarto livello, inizia a manifestarsi una realtà precisa: l’altro e il divino vengono reintegrati all’interno di sé, mentre nei precedenti tre livelli essi sono proiettati all’esterno, in un ideale astratto o in uno o più divinità.
Il pieno sviluppo dei primi tre livelli è il presupposto assolutamente imprescindibile, perché si possa transitare al quarto; il resto è pura illusione, oppure l’effetto transitorio di qualche sostanza psichedelica 😀
Ilaria Cusano
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