Cambiare vita puntando sul valore del femminile – Blog Novel 6ª puntata
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Cambiare vita: arriva un momento in cui non si può non fare.
Presero a giungere giovani donne. Dopo diversi anni (Maria li aveva contati con le dita ed erano ben 14!) che portava avanti la propria ricerca personale e professionale sull’identità di genere, a un certo punto presero a giungere giovani donne.
Lei aveva avuto esperienze soprattutto con donne mature, dai 45 anni in su, in linea di massima, con pochissime eccezioni. Vuoi perché più si diventa grandi e più ci si dedica all’interiorità, o perché è più probabile che una 50enne (rispetto a una 30enne) abbia l’esigenza e le possibilità per investire in un percorso interiore, Maria aveva avuto come studentesse soprattutto donne in età adulta avanzata.
Ora, invece, arrivavano giovani donne.
Per lei questo rappresentava un segnale particolare. Proprio negli anni immediatamente precedenti, infatti, aveva attraversato una precisa fase di transizione: quella dalla gioventù all’eta adulta. Fase che, tra l’altro, aveva trovato ben più difficile e meno entusiasmante dell’unico altro passaggio simile che ricordava, nella vita: quello dalla pubertà all’adolescenza.
Nella vita naturale, vige la regola della restituzione; a volte per cambiare vita è questa la strada
Era appena diventata adulta e già arrivavano giovani donne che volevano cambiare vita imparando qualcosa tramite lei? Strano!
Riconoscimenti, complimenti, ammirazione e a lei, sebbene se ne sentisse lusingata e onorata, qualcosa stonava. Qualcosa, intimamente, la irritava. Non era più il peso delle responsabilità di una nuova età della vita, ma la contraddizione insita in una serie di donne che, nel pieno del proprio splendore, invece di brillare per indipendenza, bellezza e autostima, sprecavano tempo ed energie preziosissimi per piangersi addosso, svalutarsi e nutrire pensieri inutili e controproducenti.
Naturalmente, Maria non pensava questo delle sue studentesse, che invece erano, al contrario, persone propositive, attive e intraprendenti. Semplicemente, si vedeva immersa in questo universo di donne tristi e si sentiva profondamente irritata verso gli atteggiamenti e i comportamenti che le sembravano andarvi per la maggiore.
Nel letame, un diamante
Da tale inasprimento, tuttavia, condito con un pizzico di indignazione, ella decise di tirar fuori una proposta.
Scrisse a quattro giovani donne in particolare e chiese loro se fossero disposte non soltanto a impegnarsi in uno dei suoi corsi di formazione sull’identità femminile, ma anche a crearlo insieme a lei, per dare un contributo utile in questo senso.
Maria aveva bisogno di collaborazione. Il suo lavoro sa essere piuttosto pesante, talvolta, vista la quantità di responsabilità, autonomia e autocontrollo che richiede. E, quando le cose per qualche ragione si mettono male, contare sugli altri è l’unica via che garantisce la sopravvivenza – psichica oltre che materiale.
Così le sembrava una buona idea: lei avrebbe potuto contare sulla cooperazione di cui necessitava e, contemporaneamente, le donne che avrebbero accettato avrebbero potuto godere di una formazione a cui erano interessate a delle condizioni particolarmente agevolate.
Maria lanciò l’idea del percorso formativo a una decina di donne che, secondo lei, ne avrebbero potuto giovare, ma solo a quattro di loro propose una collaborazione.
Scelse quelle che le apparivano più motivate, talentuose e forse anche più in crisi, perché lei questo lo sapeva bene: più si ha bisogno e più ci si attiva, ci si mette in moto, e [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=”null”]nel grido di guerra che forse a volte è di disperazione, emerge una forza sovrumana che mai si sarebbe pensato di avere[/inlinetweet].
Di necessità virtù
Chi non sente questo tipo di urgenza, intima e in qualche modo pericolosa, non ha mai questo genere di potenza, e Maria voleva intorno a sé solo delle persone che l’avessero, perché sono queste che solitamente diventano ciò che si suol dire “una forza della natura”.
Di quattro, solo due risposero. Ciò la rattristò, poiché si avvide, ancora una volta, del fatto che per alcune è all’ordine del giorno lasciarsi sfuggire preziose opportunità. Il fatto che, addirittura, non avessero risposto indicava una situazione ben definita: la paura, o meglio, il terrore. Altrimenti avrebbero detto di no, come si usa fare quando si riceve una proposta a cui, per qualsiasi motivo, non si è interessati; non si è tenuti neppure a spiegare perché, non viene richiesto – rispondere di no è un’abitudine diffusa, normalissima. Queste due donne, invece, con cui Maria tra l’altro aveva anche una certa frequentazione regolare, addirittura non risposero. Decise con tutta la fermezza di cui era capace di lasciarle andare, e di concentrarsi, invece, sulle due che avevano risposto in modo affermativo. Selettività: una delle leggi fondamentali del life coach – questo faceva Maria nel nostro tempo: la Life Coach.
Ilaria Cusano
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