Cambiare vita? Servono attivazione, ricerca, azione – Blog Novel 7

Cambiare vita è un viaggio, un processo, prima di tutto una scelta – Blog Novel 7ª puntata

cambiare vita

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Cambiare vita: un po’ ci invitano la natura e la vita stesse a farlo, un po’ dobbiamo rispondere noi al richiamo, attivamente.

Il cammino che Maria offriva alle donne era volto a dare una forma concreta e riconosciuta alla propria creatività. A livello sociale, infatti, ciò in cui ella vedeva che si tramutavano la mancanza di indipendenza, autostima e coscienza della propria bellezza delle donne, era fondamentalmente un ritrarsi dalla società.
Poteva riguardare solo la sfera della realizzazione lavorativa, con cantanti relegate in uno studi di commercialisti, artigiane barricate dentro casa con un figlio piccolo, od orde di donne che neppure si erano mai domandate cosa avrebbero potuto e dovuto fare di professione. Oppure poteva estendersi all’ambito sentimentale:coppie deprimenti e controproducenti sotto tutti i punti di vista; l’accettazione di formule di vita e/o di contratto che avrebbero causato lo sdegno di qualsiasi persona con un minimo d’amor proprio; situazioni degradanti di vario tipo a cui, per affetto o per abitudine, spesso si finisce per dir di sì.

In tutti i casi, si trattava di una ritrazione, di un passo indietro rispetto alla vita, alla gioia e all’amore. Di una rinuncia che nei tempi attuali non solo non ha più nessun senso, ma rischia di diventare una vera calamità sociale, visto il bisogno che questo sistema ha della partecipazione delle donne.

Maria non poteva sopportare questo stato di cose, era ovvio che doveva muoversi.
Così la mise sul piano lavorativo, che le sembrava quello più facilmente avvicinabile, il più opportuno da cui partire.
Sapeva bene che una vera trasformazione avrebbe portato con sé delle implicazioni anche per le altre sfere della vita, ma non era il caso di scriverlo sulla locandina. Era meglio lasciare che tutto avvenisse in modo fluido e naturale.

Da qualche parte bisogna pur cominciare a cambiare vita

Così iniziò a lavorare con le due donne che avevano accettato la sua proposta.

Cominciarono a progettare, pianificare, creare e mettere insieme idee, pezzi, sentimenti, punti di vista, strategie ed emozioni.
Una di loro, a un certo punto, scoppiò. Dopo aver lavorato per un mese, si tirò indietro, dicendo che in una certa data era un problema per lei esserci, per delle questioni familiari, per impegni pregressi.
Notare bene: avevano scelto il giovedì per tutti gli appuntamenti perché era il suo unico giorno libero. L’avevano scritto sui volantini, comunicato ai quattro venti, approvato, e ora lei diceva che era impegnata.

Quando Maria la mise di fronte alla sua scelta, al fatto che aveva liberamente deciso di dare la precedenza a una vacanza di ferragosto e al lavoro del marito, e che non erano le circostanze ad averla costretta a farlo, lei sbottò con una violenza tale che Maria si rese conto che evidentemente il suo disagio era molto più grande e profondo di quel che aveva colto. E lasciò andare anche lei.

Una triste verità

Purtroppo questa è una triste verità. Alcune donne vorrebbero attivarsi, sbocciare e realizzarsi, ma negli anni hanno coltivato talmente tanto la credenza di essere delle vittime (dei genitori, del partner, del figlio, del capo, della società e di dio), da renderlo difficilissimo. Si sono talmente affezionate al proprio personaggio di povera disgraziata a cui è concesso autocommiserarsi continuamente, chiedere aiuto, sfogarsi sugli altri e maltrattarli in virtù del proprio malessere, che quando si prospetta loro la possibilità di stare bene, di essere felici e soddisfatte, rifiutano.

Perché in fondo la depressione può essere comodissima, un enorme divano su cui lasciarsi andare mentre gli altri lavorano, combattono e vivono al proprio posto.
C’è chi a un certo punto si infuria e, in un grido di rabbia e di gioia, dice NO. E chi decide di rimanere lì, a poltrire, a sprofondare sul divano.
“Comodamente seduto sul divano di casa tua”, dicono gli annunci pubblicitari. Perché sono queste le persone che vorrebbero i venditori di fumo: ottimi consumatori.

Focus, gestione delle emozioni, incrollabilità: una meditazione perenne per cambiare vita

Un’altra ritrazione, quindi, e un’altra occasione per Maria per concentrarsi su quanto di buono c’era, lasciando andare il marcio che poteva contagiare anche il sano. Giusto in tempo.

Dopo pochi giorni il percorso iniziò: quattro seminari intensivi dalla metà di agosto all’inizio di ottobre, su quattro temi riguardanti l’identità delle donne. Relazione, comunicazione, cooperazione e leadership condivisa.
Il primo incontro era previsto per il 14 agosto 2014, uno dei giorni delle Idi di Diana, divinità femminile fondamentale nella cultura del territorio romano, in cui tutto ciò avveniva. Il secondo seminario era in programma per il 4 settembre, il terzo per il 18 settembre e l’ultimo per il 9 ottobre. Tutti di giovedì, perché le free-lance sono libere e indipendenti, non fanno parte della folla di persone che si possono dedicare a se stesse solo uno o due giorni alla settimana con orari stabiliti da altri. Giovedì: Giove, sole, espansione, forza e luce, l’energia giusta!

Si trattava di intensivi di otto ore l’uno, itineranti; per Maria era essenziale [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=”null”]essere in cammino e vivere nei boschi, laddove il femminile si annida sempre vivo[/inlinetweet], in quei luoghi in cui si conservano la meraviglia, il profumo, l’imprevisto e la potenza delle radici umane.

Ilaria Cusano

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2 thoughts on “Cambiare vita? Servono attivazione, ricerca, azione – Blog Novel 7

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