
Blog Novel by Mamma Fenice, 1ª puntata – La Partenza
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Ecco il mio… più che un albero genealogico ho disegnato una rete: un insieme di persone che mi hanno trasmesso parte dei loro sogni.
Dovendo cercare il filo conduttore dei loro sogni per trovare il mio, al posto della loro faccia ho disegnato il contenuto del loro cuore.
Le persone che mi hanno segnato di più son le ultime.
Mamma
Crede nella famiglia, nei principi, nella trasmissione e difesa dei valori; nella fede cristiana, nella rettitudine, nell’amicizia.
Mamma e papà vanno a trovare i loro amici nel bisogno, nel lutto, prima del lutto; ci vanno poco nelle gioie, ma sono sempre presenti per portarli alle visite mediche.
Lei è inflessibile.
Professoressa Preti, Italiano
E’ stato un secolo fa, ma l’entusiasmo e la passione di questa prof nel risvegliare in noi ragazzi la coscienza civile era incredibile. Me la ricordo ancora! 😀
Ho raffigurato l’altruismo, i valori del ’68, l’equità, l’amore incondizionato e libero, la politica, l’ecologia.
Proffessor Buffa, Tecnologia
Era lo spauracchio, grande e grosso, vicepreside. Però coi suoi allievi era giusto. Non guardava le regole e le medie dei voti: cercava di insegnarci a ragionare. Era goliardico: volavano cancellini, gessi e a volte calci nel sedere e “coppini”.
Era amato e temuto; sapeva scherzare e stare allo scherzo.
Era una scuola goliardica quella dove sono andata io, piena di nonnismo, bulli e regole non scritte. Ma io ci vivevo bene; era bella. Il prof insegnava coi fatti che le persone erano più importanti delle regole. Creava un clima in cui ci si supportava a vicenda; si facevano gruppi di studio – macinavamo chilometri per poterlo fare.
Don Santino
Ha fatto moltissimo per noi ragazzi: oratorio, autogestione, gare, gite.
Non immagini cosa ha significato per una goffa come me portare a casa delle medaglie!
Per lui erano importanti le persone, coltivare la nostra autostima, i rapporti, le regole scritte insieme; non amava quelle rigide imposte dalla Chiesa e dalla comunità. Voleva un buon rapporto tra pari, fra ragazzi di estrazioni diverse.
Papà
Ama la tecnologia che facilita la vita, l’ecologia, l’isolamento termico, il solare, l’eolico etc.
I suoi valori sono la famiglia e il benessere dei suoi cari. Ha un forte senso di lealtà verso famiglia e amici. Gli amici si aiutano, sempre.
Marco, mio marito
Valori forti. La famiglia, le tradizioni del passato, la rettitudine morale, l’intransigenza.
E’ un uomo molto chiuso di carattere.
Mi ha passato l’importanza della trasmissione dei valori e delle radici ai figli, anche attraverso dei semplici lavori manuali, come fare la legna, coltivare un orto, saper aggiustare le cose.
Giselle
E’ un’amica di famiglia sposata con un amico del papà. Hanno 4 figli e una decina di nipotini.
Anticonformisti, non seguono le regole della comunità ma quelle del loro buon senso.
Entrambi molto intelligenti, hanno soluzioni geniali alle cose comuni di casa.
Trascina il marito e la famiglia in imprese per il sociale. I suoi sogni e valori sono cambiare il mondo, l’ecologia, la fede, la generosità, l’altruismo, l’amicizia, preservare gli ideali, il coraggio di sperare e costruire un mondo equo per tutti.
Gina, madrina di battesimo di mio papà; amica della nonna
Zitella, cristiana, amica vera.
Mi ha ospitato a casa sua quando la mia famiglia è partita; mi ha portato al mare quando per salute dovevo starci e nessuno poteva stare con me; molto presente.
Penso abbia aiutato tanto le persone a lei vicine.
Ascoltava gli altri, è sempre stata vitale; mi ha raccontato le leggende su mia nonna.
Teneva tanto alla fede, a trasmettere i valori, ad agire con rettitudine; a insegnare il lavoro, all’ordine e all’amicizia.
Ed eccoci alla nonna 🙂
Di lei ricordo la generosità, l’altruismo, l’amicizia.
Per lei gli amici erano sacri, il senso della famiglia da difendere, la fede cristiana salda e le persone messe sempre al centro, malgrado le circostanze.
Con lei ho conosciuto le leggende.
Nella mia famiglia hanno subito la guerra; erano contadini e subivano
E’ rimasto forte dentro di loro il “non voler appartenere” a nessun gruppo o movimento. Quando sono andata all’oratorio, addirittura quando mi sono iscritta alla biblioteca, a casa sono state lotte.
Ma veniamo alle leggende…
La nonna Noemi era una persona semplice, aveva ben chiari i valori importanti; e la vita era importante.
Quando, alla fine della guerra, i Partigiani ebbero la meglio sui Fascisti e avvennero cose irripetibili, una sera prima di cena a mia nonna giunse voce di due ragazzi che volevano fucilarne un terzo della parte avversa.
Lei, col suo grembiule annodato in vita, sospese la preparazione della cena e andò a cercarli.
Li trovò; si mise davanti al ragazzo sotto tiro e iniziò a sgridare agli altri due:
Siete stati piccoli insieme, vi conoscete da una vita, come potete fare questo?
E gli altri nascosti, senza farsi vedere, a dirle
Ma cosa fai? Guarda che sparano anche a te!
E lei avanti sulla sua strada:
Tu sei il tale, figlio del talaltro, il tuo nonno era… Come farai domani a guardare negli occhi tua madre? E la sua, di madre? Che è la tale, figlia del tale…
… e via di generazione in generazione…
Io non c’ero, ma so che ne uscì indenne e salvò la vita al ragazzo.
Sempre in tempo di guerra, mancava il cibo.
Le donne partivano di notte per andare al mercato nero in pianura. Ci voleva coraggio perché, se le fermavano i Fascisti, le potevano prendere per staffetta; se le fermavano i Partigiani, si portavano via soldi e cibo.
Mia nonna prendeva la bicicletta (un affare pesantissimo!) e andava nella baraggia vercellese a cercare riso. Anche per gli altri, non solo per la sua famiglia. Al buio una corriera non la vide; aprì la porta e… pam! La nonna colpita in pieno. Non so come ma due volte di fila.
La guerra doveva essere proprio tremenda: la gente lasciava le città per rischio bombe e per mancanza di cibo. La nonna aveva preso un bambino a balia e altri con la sua famiglia.
Gina mi raccontò tante storie: quando prese la nonna di 9 anni sotto la sua ala protettiva in fabbrica, di notte, e avevano sonno. Passava il capo a versare acqua sulle schiene per tenerle sveglie, ché se si addormentavano si facevano anche male. E molte altre storie che nemmeno ricordo bene.
Erano tempi strani, molto diversi. Persone semplici, capaci di dividere il niente che avevano con chi ne aveva bisogno.
Il coraggio della Provvidenza: filo conduttore tra i sogni che mi hanno preceduta
Il coraggio dei sogni, il coraggio di vivere, di vincere le convenzioni, di comportarsi come il cuore comanda.
Di fare quello che si ritiene giusto, pure in situazioni estreme, anche se è più facile fare “come fanno tutti”. Come il rifiutarsi di iscrivere i figli ai “balilla” o di aderire a un sindacato o alle società operaie.
Il passato da trasmettere al futuro, le tradizioni, i modi di fare, i mestieri, il linguaggio ormai perso. Come cucire un colletto, come incalzare le patate, come fare uno “scapin”, sottopiede della calza.
Il calore della famiglia, anche di quella allargata, da difendere e supportare; gli amici da sostenere nella malattia, nei lutti, nei fallimenti, nel bisogno economico, senza mai pretendere il contrario.
Il pudore delle emozioni, dei sentimenti, degli abbracci.
Le parole che non si dicono, perché ci sono i gesti a parlare chiaro…
Il fascino del futuro.
L’ingrandirsi della genitorialità: io sono mamma degli amici dei figli, ma divento mamma dei bambini della missione in cui la mia amica lavora dall’altra parte del mondo.
Si allarga l’orizzonte, il mondo è più piccolo e più vicino.
E la rettitudine che porta a voler pari giustizia, sanità, trattamenti, equità per tutte le persone nel mondo.
Forse la cosa che mi attira di più è proprio l’idea dell’eroe: difendere il debole a costo di sacrifici, e ovviamente vincere. Mica c’è gusto a martirizzarsi, se si perde!
Sento le mie radici, le sento proprio scorrere in me. Sono ancorata a terra.
Uno degli hobby dei miei genitori, a cui adesso che sono 80enni posso dedicare molto tempo, è l’albero genealogico: la ricerca degli antenati, il collegamento tra i vari avi migrati in Francia. Cugini, parenti, fratelli; rintracciare i discendenti e passare notizie.
Il mio contributo all’albero genealogico è stato renderlo digitale e riconsegnarlo al mio papà perché proseguisse lui. Non mi ci vedo con le cose vecchie, ma capisco che ora, specie con la vecchiaia, i miei sono ancora più presi da questo tramandare il sapere, le origini.
Quale sarà il mio sogno da vivere?
Non lo so. Ma penso avrà a che fare con il cambiare il mondo che mi circonda, per vivere meglio io e chi mi è vicino. Vicino al cuore.
E poi me ne hai fatti scrivere così tanti di sogni da vivere, nel 2016…! 😀 Uno dopo l’altro e via!
Mamma Fenice
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