Coronavirus, quando finirà

La potenza della fede

Coronavirus, quando finirà

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Ho appena finito di vedere Matrix. E’ un film che, a suo tempo quando uscì, mi segnò definitivamente la vita. Avevo 17 anni e fu una specie di Bibbia per me: un’ispirazione, una guida, qualcosa in cui credere. Non che non credessi in Dio… Ci parlavo ogni giorno, da quando ero una bambina. Ma da adolescente non basta più. Un personaggio invisibile in cui credere… in un mondo che sembrava andare da tutt’altra parte rispetto a ciò che sussurrava quel Dio lì… Ci voleva qualcosa di più convincente. O che, quanto meno, facesse da “ponte” tra questo Dio che sembrava lontano mille miglia, utopia pura, e una società che, nonostante tutto, sembrava avere un disperato bisogno di ritrovarlo, quel Dio
Così arrivò Matrix, nel caso mio e della mia intera generazione.

Era l’ultimo anno del millennio, quando uscì il primo: il 1999. E fu profetico, per tutti noi. Poi alcuni si fermarono al primo e non compresero il due e il tre, ma questa è un’altra storia…

Anche in Matrix c’era la metafora del virus: gli “uomini robot” sostenevano che noi umani siamo proprio il virus che infetta il pianeta Terra. Poiché ci comportiamo esattamente come i virus: sfruttiamo indiscriminatamente ogni risorsa vitale possibile e, quando finisce tutto, cerchiamo una nuova terra, più ricca di quella che noi stessi abbiamo impoverito, per cominciare a sfruttare anche quella.

Anche in Matrix, come nell’attuale storia del Coronavirus, c’era un sistema che si alimentava dell’immensa energia delle persone attraverso delle macchine. Macchine che, tuttavia, queste persone utilizzavano volontariamente.
E poi c’era una guerra. Una guerra tra chi accettava di vivere nella finzione perché non ce la faceva proprio, a reggere la verità – pillola blu. E chi invece, a un certo punto dello sviluppo della coscienza, decideva di emanciparsi da Matrix, il software, l’apparenza, la bugia costruita ad arte, e di iniziare un misterioso viaggio verso la Verità – pillola rossa.

Una Verità estremamente spirituale

La Verità che questo film proponeva era estremamente spirituale. Ci mostrava esseri umani con due corpi: uno finto, una sorta di ologramma, “l’immagine residua di te”, la chiamavano. E uno vero: che sembrava quasi essere l’anima, per l’appunto, il cosiddetto vero sé. Quella parte di noi più forte, salda, sveglia; quella parte che ce l’ha fatta, a rimanere umana…Ancorata ai sentimenti – non a caso la pillola che libera è proprio di colore rosso, e non verde, per esempio; capace di ardere di passione; capace di credere in qualcosa… o in qualcuno. Per libera scelta, non per condizionamento.

Il Coronavirus potrebbe essere rappresentato come una Matrix: un film, un mondo possibile, un software che, nel giro di poche settimane, moltissimi umani hanno “deciso” di installarsi di default. La mattina si svegliano e il software parte, disegnando tutta la “scenografia”, la “sceneggiatura” e la “colonna sonora” della propria giornata… del proprio film.
Qualcuno si è dato la parte della vittima e qualcuno del carnefice. Qualcun altro del debole, qualcuno del forte. Certi hanno preso a recitare la parte dei bravi bambini, certi altri dei rivoluzionari. Di base però tutti, in un certo momento, ci siamo “accordati” per funzionare con lo stesso software che scatta di default, la mattina quando ci svegliamo…

Ora, la domanda “Coronavirus, quando finirà?”, se ci pensi, è perfettamente assimilabile alla domanda “Matrix, quando finirà?”.
E a questo il film risponde totalmente:

  1. Quando sarai pronta.
  2. Quando lo deciderai.

Perché finisca devi scegliere di credere

Anche questo risulta evidente, guardando il film: ne esce solo chi

  • crede sia possibile,
  • crede in se stesso, in qualcun altro e in uno scopo più importante anche della propria stessa vita.
  • E ascolta l’oracolo: ce la fa solo chi segue la guida dell’oracolo – da cui tutti sono andati.

Con questa storia del Coronavirus (perché, su un certo livello, solo di una narrazione si tratta, una come tante altre), funziona esattamente allo stesso modo.

Coronavirus, quando finirà

Poi è evidente che non solo di storia si tratta, certo… La differenza fra gli umani ancora ancorati alla Terra (sto di nuovo parlando di Matrix) e gli uomini-macchina, infatti, sta proprio in questo: nei sentimenti. I primi sono ancora capaci di sentimenti, mentre i secondi no, hanno ceduto questa abilità. Si convincono totalmente di una certa narrazione solo coloro che non sentono… Coloro che oramai, totalmente disumanizzati, sono capaci solo di pensare….
Chi è ancora capace di sentimenti, invece, non si convince di una certa narrazione: riconosce la verità e la sceglie. Che è tutta un’altra storia…

Eppure, come mostra il film stesso, per arrivare a questo punto, a una faccenda di cuore per così dire, bisogna prima passare per un altro punto, che è più una faccenda di mente. Devi prima imparare a scegliere a che narrazione credere, e poi devi imparare a scriverla anche tu, una narrazione capace di convincerti, di farti (tornare a) credere in qualcosa…

Ilaria Cusano
Scuola di Life Coaching Spirituale

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