I corsi di formazione sono out – Blog Novel 49

Corsi di formazione? No, grazie – Blog Novel 49ª puntata

corsi di formazione
Ph. by Ilaria Benecchi

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Rimandare, posticipare, fingere di avere sempre tempo: questi comportamenti non solo non funzionano, ma rischiano di farci ammalare seriamente, e di fatto spesso accade, proprio perché in questo modo [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]noi evitiamo di guardarci seriamente dentro[/inlinetweet]: senza accorgercene fuggiamo dall’opportunità (tra l’altro grandiosa e fecondissima!) di porci i quesiti che danno più senso alla nostra vita, quelle domande esistenziali che una persona dovrebbe tenere sempre aperte dentro di sé, perché solo così possiamo essere certe di stare rendendo la nostra giornata degna di essere vissuta.

In alcuni momenti, in particolare, è necessario che rivolgiamo a noi stesse uno sguardo di sfida. Ogni volta che ci compiaciamo, che ci adagiamo sugli allori, che ci dipingiamo come delle stupide. Ogni volta che ci commiseriamo, che troviamo delle scuse, che sprechiamo la preziosissima vita che abbiamo a disposizione in pensieri, parole e azioni che ci impediscono di realizzarci, e che rendono più difficile anche lo sviluppo di chi ci sta accanto e dell’intera società a cui apparteniamo. In questi momenti, dobbiamo saperci fermare. Per sentire, ascoltare, e stare con quello che è.

E’ importante che siamo consapevoli del fatto che, senza rendercene conto, possiamo fare del male. Questo non deve spaventarci o farci preoccupare, anzi. Deve essere lo stimolo perfetto per imparare a risvegliare il guerriero interiore – quello serio, però. Che non sta all’erta nei confronti degli altri, delle persone esterne, ma di se stesso. [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]Il vero guerriero lo sa: l’unico nemico possibile e reale sta dentro[/inlinetweet], mai fuori.

Sei una che vai ai corsi di formazione, o una che si forma?

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Ph. by Ilaria Benecchi

In certi periodi delicati, di transizione, trasformazione, metamorfosi, in questi periodi si apre un varco, una crepa, da cui entra tanta luce. Ma può penetrare anche tanta immondizia. Nel migliore dei casi ci distraiamo e sfiniamo, nel peggiore ci allontaniamo dalla nostra retta via. Il che, magari, è esattamente ciò che ci serve per maturare il coraggio di guardarci onestamente allo specchio, dritti negli occhi, e dirci “Vuoi davvero continuare così? Ti sfido”.

Maria, che aveva creato il percorso formativo intero, che era pronta a insegnare come al solito, come faceva da otto lunghi anni, si venne a trovare esattamente a questo bivio; non poteva sapere che proprio quella formazione, con quelle cinque dee in particolare, proprio quella circostanza lì, sarebbe stata l’inizio di una svolta che sarebbe durata almeno un anno.
[inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]La vita è misteriosa[/inlinetweet].

Maria si stava esercitando proprio in questo, nell’ambito della preparazione dell’ultimo seminario del ciclo, quello sulla leadership condivisa: ad avere il coraggio di sfidare se stessa, di uscire dalla zona di comfort a cui si era abituata in quasi dieci anni di quel lavoro, dopo averci preso familiarità e dimestichezza, dopo aver acquisito un bagaglio di competenze di cui poteva andare fiera per la sua giovane età, la vita le aveva mandato un super sbandamento. Doveva rispondere, doveva tirare fuori da sè il coraggio di lanciare una nuova scommessa, più grande della precedente, più audace, più potente.
[inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]Il bambino era pronto e doveva nascere; il frutto era maturo e doveva farsi mangiare[/inlinetweet].

Ai corsi di formazione ti insegnano la leadership condivisa? Perché?

Così decise di iniziare la giornata sulla leadership condivisa con un discorso su ciò che la rendeva così come le partecipanti al gruppo la vedevano: capace, appassionata ed efficace nel proprio lavoro.
Maria, l’unico essere umano in carne e ossa in quel gruppo di divinità disincarnate, raccontò loro ciò che non si sarebbero mai aspettare: che la sua professione non consiste nell’insegnare, poiché lei non è nessuno per insegnare, e in buona sostanza non ha proprio nulla da insegnare – ognuno ha la propria vita, storia e cammino, e Maria (come chiunque altro) non ne sa assolutamente un bel niente di cosa va fatto in quella vita, in quella storia e in quel cammino.

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Ph. by Ilaria Benecchi

Raccontò alle dee che il proprio lavoro di mentore che si sporca le mani ogni santo giorno con le cose della terra, consiste nel saper attivare dei processi trasformativi: lei, in verità, è capace di arrivare così bene al cuore delle persone perché in ogni momento mira solo ed esclusivamente al proprio, di cuore – a sentirlo, ad aprirlo, a rivelarlo e a metterlo a disposizione.

Maria si limita a creare un dispositivo, uno spazio per un’azione, e lei stessa per prima produce quell’azione, in modo tale da essere lei stessa la prima ad apprendere dall’esperienza che ne nasce. Facendo esercitare gli altri lei esercita sempre innanzitutto se stessa; è questa la sua forza, dal punto di vista professionale. Maria non fa la mentore, lei non guida nessuno; lei è una mentore, di se stessa però, e lo esprime, lo offre anche agli altri.

Alcuni sentono qualcosa di profondo, ne riconoscono il valore, prendono esempio e ispirazione, rielaborano tutte le informazioni come meglio credono, e proseguono dritti per la propria strada.
Questo è [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]il grande segreto della leadership condivisa: saper diventare e rimanere nel tempo maestri di se stessi e di nessun altro[/inlinetweet], in modo tale da lasciare a tutti lo spazio e la libertà di fare altrettanto.

Ilaria Cusano

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