Le catene che ci impediscono di essere felici si spezzano con un solo gesto
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Basta un gesto per rompere le catene: liberarci dall’attaccamento.
Quando non abbiamo attaccamento seguiamo i nostri sogni; subito, con naturalezza.
Abbiamo la cantina piena di inutili cianfrusaglie, vestiti che non indossiamo, cimeli acchiappa polvere, ricordi di vite andate. Vogliamo migliorare il nostro presente, illuminare di un nuovo sole il nostro futuro. Ma accumuliamo e accumuliamo, e così abbiamo troppo spazio pieno di roba che pesa e basta.
Siamo arenati nella vacua sicurezza dell’attaccamento, ad anni luce dalla libera espressione di noi stessi e della felicità. Solo quando lasciamo la presa abbiamo spazio per accogliere nuove meraviglie; non domani ma oggi.
E le persone, i ricordi, le emozioni hanno lo stesso peso degli oggetti – se non di più.
Osserviamoci senza giudicarci.
Se vogliamo essere i veri creatori della nostra realtà, è ora che ringraziamo e facciamo uscire di scena questa pesantissima folla. Oggetti e persone non ci renderanno felici, se non siamo predisposti a godere, alla gioia, al benessere.
Quando restiamo attaccati o peggio ancora incatenati, non c’è spazio per noi, per il nuovo pronto ad arrivare.
Il gesto di trasformazione: decluttering profondo
Ripuliamo cantina, cassetti e album; con pace, ritualizzando ogni gesto. Considerando quanto ogni cosa è stata importante; ma poi buttandola.
E’ fondamentale essere rapidi, evitare che l’abitudine all’attaccamento persista.
Quando lasciamo andare, tutto diventa tutto più semplice; anche nelle relazioni. Emotivamente conosciamo la sensazione di leggerezza che porta, e questo ci dà una bella sensazione e una motivazione pulita, autentica, genuina.
Quando siamo pronti, coi nostri tempi, ci rilassiamo, torniamo alle vicende del passato che ancora ci trasciniamo dietro, e visualizziamo le persone coinvolte senza giudicarle. Le benediciamo, le ringraziamo per le prove davanti a cui ci hanno posto – ci hanno insegnato qualcosa, messo in una condizione nuova, che ci ha cambiati. Le osserviamo con sincerità. Gentilmente le accompagniamo fuori dal nostro presente; dichiariamo profondamente di aver imparato la lezione e di poter lasciar andare.
L’attaccamento non serve, sulla vetta della felicità 🙂
Fatto questo in maniera giusta, lucida e leale, recuperiamo energia, curiosità e leggerezza.
Che forma ha quella nuvola chiamata Felicità?
Adesso, mentalmente, scorriamo la nostra giornata tipo. Dalla sveglia mattutina allo spazzolino serale. Contempliamo tutti gli input sul nostro cammino quotidiano: radio, cellulare, pubblicità, messaggi vocali, locandine, parole ascoltate per caso, etc. Tutti stimoli che attivano continuamente attenzione e ricettività, che ci suggeriscono e a volte creano per intero delle nuove idee.
Mi domando:
Sono davvero miei tutti i pensieri e i desideri che vivo ogni giorno?
Quanto silenzio c’è nella mia giornata tipo?
Il mio pensiero creativo è libero?
Restando in ascolto e osservando le mie giornate, mi sono resa conto di quanta poca spontaneità reale ci fosse. Usavo quella “pronta all’uso” quella che il marketing sociale mi proponeva, lasciando che silenziosamente qualcun altro mi manipolasse, scegliendo al posto mio.
Mi sono ritrovata a dire e fare cose che apparentemente mi rappresentavano; pensavo fossero pure, mie, ma non ne sentivo il benessere. Allora rimanevo delusa, quasi annoiata.
E, iniziando a ripetersi, cominciavo a crederci: accettavo di essere svuotata.
Per chi vive in città rischia di essere molto più frequente. Parlando di dati scientifici, si ha una probabilità di subire un attacco di panico superiore del 20%, rispetto a chi vive in aree rurali. Addirittura il 40% di probabilità in più per tutti i disturbi tipici dell’umore, come la depressione.
(Fonte: www.fondazioneveronesi.it)
Le città sono fantastiche, ma i milioni di input possono essere positivamente stimolanti solo se vissuti coscientemente.
L’unica via d’uscita al bombardamento a cui ci sottoponiamo è la nostra fonte inesauribile, seppur talvolta dormiente, di fantasia. Ha alimentato la nostra infanzia; ci ha dato speranze creando interi mondi e, di fatto, plasmando la realtà.
La Creazione di qualcosa di nuovo non si ottiene con l’intelletto, ma con l’istinto del gioco che nasce da necessità interiori. La mente creativa gioca con gli oggetti che ama.
Carl Gustav Jung
Esercizio n°8 per essere felici: fai ogni giorno qualcosa di nuovo
Banale, come tutte le cose potenti 🙂
Impegniamoci a uscire dal grigio e a camminare per strada tinti d’arcobaleno!
Azzardiamo vie nuove fino al lavoro o a scuola; scopriamo panorami. Disegniamo e dipingiamo, con pennelli o mani; se abbiamo dei figli approfittiamone, lasciamo che si riaccenda anche il bambino che è in noi.
Solo noi sappiamo cos’è davvero nuovo per noi. Essere adulti vuol dire essere anche bambini.
Questo esercizio ci ricorda i nostri veri gusti e li raffina, riportandoci alla confidenza con la felicità spontanea.
La Guida Pratica alla Felicità si conclude qui. L’hai trovata utile? Condividila 🙂 Facci sapere come te la sei vissuta e, se vuoi collaborare con noi lavorando con lo stesso spirito che hai respirato qui, scrivi a ilaria.cusano@gmail.com Ci sono varie opportunità anche per te!
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