
Blog Novel 52ª puntata

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Uno dei temi a cui nel corso della giornata sulla leadership condivisa vennero dedicati più tempo ed energie fu quello del potere.
Quando nel 2008 ho partecipato al corso di facilitazione della comunicazione sul metodo del consenso, ho conosciuto le basi del rango sociale.
Si tratta di un argomento oltremodo scomodo e che infatti sta rischiando di diventare un vero e proprio tabù sociale. Nonostante ciò, secondo me è importantissimo affrontarlo. Poiché meno se ne parla più i suoi tentacoli hanno modo di muoversi nell’oscurità. In maniera insidiosa e quanto mai deleteria per individui e comunità.
[inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]E’ nel tabù che prosperano le varie ansie, il disadattamento e le disuguaglianze sociali[/inlinetweet].
Rango sociale e metodo del consenso
Il rango sociale esiste e non ha alcun senso fingere che non sia così. Siamo tutti diversi in termini di potere. Per le precise sfumature e qualità attraverso cui esso si manifesta tramite di noi. E per l’intensità e la misura in cui sappiamo gestirlo effettivamente.
Più siamo coscienti di qual è il nostro personale rango in rapporto con quello delle persone con cui interagiamo e collaboriamo, più aumentano le nostre probabilità di successo nella comunicazione, nell’auto-efficacia e nella realizzazione dei nostri obiettivi. Per questo è bene acquisire consapevolezza rispetto a tale sfera, nella vita così come nel lavoro.

Una piccola digressione. Il metodo del consenso è un sistema il cui fine è prendere decisioni in modo pacifico, giusto e costruttivo.
Fa riferimento a delle conoscenze molto antiche e si pone come meta non il consenso della maggioranza, ma quello unanime. Laddove con unanimità non si intende il pieno accordo di tutti ma quanto meno l’inesistenza di opposizioni conclamate da parte di individui o gruppi. Laddove si verifichi una contestazione chiara e palese, il processo decisionale viene ripreso e portato avanti finché tutti i membri del gruppo non raggiungono una condizione di pace rispetto a una decisione – alcuni la condivideranno appieno e altri no, alcuni nutriranno ancora dei dubbi forse, ma è basilare che si superino le opposizioni.
È un metodo che riguarda il potere e la sua distribuzione. Un grande merito nella sua diffusione va riconosciuto a Breatrice Briggs, che negli anni si è fatta carico di farlo conoscere e apprendere in molti paesi del mondo. Esso ha enormi potenzialità di sviluppo, sia nell’ambito della vita di individui e piccoli gruppi, sia in quello dei macro-sistemi – politica, religione, economia, relazioni internazionali e via dicendo.
I 4 aspetti del potere
Ma torniamo a noi.
La quantità di potere di cui ognuno di noi dispone, e da cui dipende il nostro effettivo rango sociale, fa riferimento a quattro aspetti inscindibili tra loro:

1) Potere materiale: quanto possiedo in termini di denaro, immobili, terreni, beni, e così via determina una certa di fetta del mio potere di influenzare gli altri e il mondo circostante;
2) Potere etnico: di che colore è la mia pelle, a quale ceppo linguistico appartengo e quanto nel mio aspetto fisico sono ritenuta bella secondo i canoni vigenti ne determina un’altra fetta;
3) Potere psicologico: quanto sono capace di gestire le emozioni, quanto sono acculturata e quanto sono abile nella comunicazione, quanta destrezza ho nel concentrarmi, nella gestione del tempo e in generale nelle cosiddette soft-skills (competenze trasversali), tutto ciò influisce sul mio potere, dandomene o sottraendomene;
4) Potere spirituale: quanto sono consapevole di chi sono, da dove vengo e dove voglio andare, quanta coscienza ho delle leggi che regolano l’universo e la vita sulla Terra, e quanto so utilizzare tale intelligenza inerente l’essere umano e la natura in sé di tutte le cose, anche questo fattore può potenziarmi o depotenziarmi.
Molte persone hanno numerosi pregiudizi sul potere, ma la verità è che [inlinetweet prefix=”” tweeter=”via @IlariaCusano” suffix=””]il potere fa parte della nostra natura e funzione: non possiamo esimerci dal plasmare la realtà[/inlinetweet].
Conviene imparare a gestirlo, perché si tratta di una responsabilità che non ci è dato rifiutare.
Ilaria Cusano
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