Migliorare se stessi: un ottimo proposito per il nuovo anno!
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Nelle parole c’è tutto quello che siamo.
Per migliorare se stessi bisogna anzitutto cambiare dialogo interiore – il che, in sostanza, significa cambiare narrazione, cambiare le storie che ci raccontiamo, cambiare le parole che usiamo, dentro di noi e nella comunicazione.
Le parole sono il luogo in cui abbiamo tracciato il nostro cammino di civiltà.
Esse collegano al loro cuore epoche storiche distanti millenni, e tengono unite nel giro di poche lettere città e popoli distanti tra loro centinaia di chilometri e di anni.
Questa è la storia di due parole intimamente connesse tra loro: Dio e godimento.
Per migliorare se stessi e l’autostima bisogna godere
Su Dio una cosa è certa: serve per aiutarci a essere felici.
La parola italiana Dio deriva dalla radice di una parola greca che indicava il padre di molti déi: Zeus. La Z, infatti, è una dentale, una versione della nostra D. Zeus diventa Deus in Latino.
Ma la parola indo-europea più antica che si usa per riferirsi a Dio è fatta spesso risalire alla radice sanscrita Gheu – che corrisponde al germanico Gut – da cui poi viene direttamente il termine God di tutte le lingue del nord.
Queste due antiche radici sono state supposte essere a fondamento della moderna accezione di Dio, perche significano entrambe “invocare”.
Ora, quello che è interessante è che la radice della parola godimento è la stessa di gioia, la stessa quindi della parola latina gaudium, che significava appunto “il piacere” in generale, il “godere la vita“.
Ecco dove le parole diventano davvero una macchina del tempo, una macchina quantica: la radice di gioia, cioè la stessa di gaudium e godimento è la stessa della parola inglese joy (gioia), gay (felice) e to enjoy (godere, partecipare, farsi coinvolgere).
La J inglese è un’evoluzione di un’antica lettera indo-europea che è diventata successivamente una G in molte lingue; mentre il suono dentale radicale potrebbe essere semplicemente caduto in alcune parole inglesi moderne, ma rimasto intatto in altre – la “radice” è il cuore più antico di un gruppo di parole di diverse lingue “imparentate” tra loro.
Gli Inglesi non amano, infatti, i suoni dentali, a differenza dei Latini. In Spagnolo la dentale si aspira spesso e la -d- diventa -z-; ecco perchè godere in Spagnolo si dice gozar: la radice god-, rimane quindi inalterata.
Gioia e godimento ti migliorano la vita e l’autostima; è così da sempre
I linguisti hanno spiegato che l’associazione, in Inglese, tra la parola good e la parola God è frutto solamente dell’ingenuità popolare, non sussiste; è rimasta quindi aperta la domanda
La radice (go-) della parola inglese joy (dove poi la -d- potrebbe essere caduta per divetare una più moderna -y-) è la stessa della parola tedesca Got, che significa Dio?
Sicuramente la stessa parola gaudium (*ja[u]d-) in Inglese è stata recepita anche per formare l’espressione to be glad, essere grato.
Questo significa che la radice gad/god- è sempre circolante in Inglese, e infatti ritorna anche nella parola rejoice, che significa rallegrarsi.
Perchè, dunque, credere che la parola anglosassone Dio derivi da una radice riferita banalmente all’atto di “invocare”, invece di riferirla a un’altra radice che indica, più coerentemente con la visione antica, il godimento, la gioia, l’essere coinvolti e l’essere felici?
Dio ci rende forti e potenti, e Dio è piacere
Dio è desiderio: come in tutta la mitologia antica, è desiderio di vita, vita che fluisce nella materia e la rende viva, pulsante, calda.
E’ il contrario della morte, l’essenza stessa della vita: il piacere.
Da cosa viene l’autostima, in fondo, se non dal sentirsi forti e vitali, sani e belli, felici di stare al mondo e di esprimerlo?
Rimane da affrontare quanto di sessuale o genitale ci sia, in questo piacere.
Ora sappiamo, da etimologie ormai consolidate, che questa scissione tra sessualità e spiritualità, è tutta moderna.
La parola sesso, infatti, ha la stessa radice di sacro, che è sec-.
Il sacro indica il luogo della relazione intima con Dio in uno spazio privilegiato, cosi come avviene per la parola sesso, che esprime la relazione intima con l’altro.Il fatto che oggi non percepiamo più il sesso come un fatto sacro rappresenta una vera e propria “schizofrenia” nel nostro sistema linguaggio-pensiero.
Sarà opportuno, quindi, mettere un punto fermo su questa posizione. Dio è nel piacere sessuale nella misura in cui feconda il mondo, crea la vita.
Il Dio giudaico-cristiano forse è addirittura la più sessuale delle divinità monoteiste, perchè mette letteralmente incinta una donna, mentre Shiva è il Dio più genitale, visto che il suo fallo viene adorato da millenni.
L’esperienza dell’estasi, inoltre, contraddistingue sempre l’esperienza mistica, in tutte le tradizioni esoteriche. Dio è rappresentato così come un passaggio attraverso il corpo, tanto radicale da trasformare per sempre la materia stessa.
Dio non può che essere estasi, godimento, la causa della trasformazione profonda.
Luca Ferretto
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