
Blog Novel by Mamma Fenice, 3ª puntata – Rifiuto della chiamata
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Periodo storico: sempre anni ’90, per la precisione 1993.
Mani pulite; gli avvisi di garanzia ai grandi corruttori come Mattei; Bill Clinton in America e chissà cosa cambierà questo figlio dei fiori; il PCI che cade 6 mesi prima di quello russo; l’apartheid in Sud Africa che finisce; ma è finito davvero? Perché sembra i bianchi girino ancora ora con le scorte armate.
In Italia vengono introdotti i mangimi medicati; dopo Please don’t go arriva Banane e lamponi, e possiamo dire che dal ’93 la musica lascia la scena alla politica.
Antefatto. Ce ne può essere uno in un viaggio dell’eroina?
Nasce il primogenito. Voluto, atteso, desiderato, sofferto – gravidanza da dimenticare.
Nasce troppo presto, non mangia, dorme sempre, non cresce. Cambiamo un paio di pediatri; inizio ad avere le allucinazioni perché non dormo mai. Altro che essere contenta della parte del mondo in cui sono nata! Uffa!
Tra coliche, febbri, latte in polvere, ruttini che non vengono, la montagna di pannolini da lavare ma soprattutto da far asciugare… mi sommerge! E inizio a pormi dei dubbi:
- Ma non è che gli altri hanno ragione a usare i pannolini lavabili?
- E il Napisan?
- E gli omogenizzati pronti?
Non mi sento soddisfatta della mia vita, forse un po’ di baby blues, la depressione post parto.
Forse solo la mancanza di sonno, ma io questo essere urlante ho tanta voglia di affogarlo nel bagnetto. Stop. Ma che vado a pensare? MAMMAAAAAAA!!!!
Et voilà che scodello il pupo ai nonni e torno a riposarmi! Ops! Lapsus: a “lavorare”.
Primo caso di impiegata che implora di poter tornare a lavorare a due mesi scarsi dal parto.
Ovviamente tutti i “pensieri buoni” che avevo fatto riguardo a quanto siamo fortunati a essere nati nella parte commerciale del mondo, in quella dei ricchi, sono passati in secondo piano.
Voglio stare bene, voglio non avere istinti omicidi, voglio non urlare sempre, voglio potermi sedere senza timore di sentire ancora delle fitte – mi raccomando l’anonimato, Ilaria!
Voglio avere ancora rapporti sessuali che lì sotto sembra avvolta nel filo spinato!
Nessuno lo dice, ma per essere altruisti, per pensare anche solo ad avere degli ideali, bisogna avere la pancia piena. Bisogna stare bene, insomma, avere i bisogni primari soddisfatti.
Io mi affanno tra “prepara le cose del bambino, vestiti, cambi, pannolini, biberon, pappe, brodini”; istruzioni alla baby sitter a cui lascio il pargolo prima di fiondarmi in ufficio; lei che lo lascerà alla nonna di turno per qualche ora e poi tornerà a guardarlo prima del mio rientro; preparazione cena, imboccamento a ritmo elicottero o aeroplano, fiaba letta, cantata, strapazzata, inventata. Ma quando dorme? e riassetto casa. E poi tutto daccapo.
Eccola, la vera eroina: cosa credi?!
Qualcuno riesce anche solo a immaginare che, in un ritmo del genere, una possa produrre idee e ricordarsi del sogno di cambiare il mondo?
E’ già tanto se mi faccio la doccia!
E il mondo prosegue imperterrito: col telegiornale della notte che parla di guerre, tra una colica e l’altra; con le lezioni del politecnico alle 3 del mattino – ma davvero pensano che qualcuno alle 3 studia?
Devo pensare a tante cose; mi ero riempita la vita di cose che, forse, potrebbero non essere viste come importanti, ma che per una neo-mamma sono essenziali:
- Il milicon per le coliche tu quando lo dai?
- La tettarella nuova anti tutto,
- la pediatra che ti terrorizza perché non gattona ma si muove a foca.
Esiste qualcos’altro al mondo oltre a questo? Davvero?
Rifiuto della chiamata, totale
Intanto passa un anno.
Abbiamo trovato il tempo per fare delle passeggiate, per stancarlo. Ovviamente abbiamo un bambino iperattivo: mai fermo, lui non gioca, lui rompe tutto quello che sfiora, tutto ciò che incontra nel suo raggio d’azione.
Non gioca da solo: si sveglia e viene ad accarezzarti e ad aprirti fisicamente gli occhi, con le dita.
Non si sveglia; ma urla nel sonno come se lo torturassero, quando faccio i mestieri di casa.
Con lui tempo non ne ho.
Quando dormo? Non lo so.
Vedo persone camminare in casa e sono sola; tengo conversazioni con le “voci” che sento solo io; cerco di aprire porte murate da almeno 50 anni e imbiancate.
Bimbi piccoli problemi piccoli, bimbi grandi problemi grandi; ma non si dorme mai.
Resisto un pochino con la teoria dei pannolini lavabili, perché si inquina meno, perché mi pare un controsenso produrre una cosa che non si smaltirà mai, perché è assurdo riempire di pasta allo zinco il sederino arrossato per mettergli un Pampers, quando basta lasciare la pelle respirare.
Quindi la mia coscienza ecologica rompi ogni tanto affiora, anche se cerco di soffocarla.
Oltretutto, i pannolini vanno lavati a mano perché viviamo in comune con un’altra famiglia che ha un cane. Non metto certo la roba del bambino nella lavatrice con i peli del cane!
Piccola digressione.
Per chi se lo chiede e non sa come funziona: il pannolino era composto da uno strato usa e getta, ma sottile e biodegradabile, a contatto con la pelle e che conteneva le “parti solide” ; uno strato assorbente e un contenitore esterno , entrambi lavabili.
Quelli moderni sono fatti a mutandina, i miei erano tipo ciripà: cioè, tra il mio avvolto in quelle cose e il cuginetto sembravano entrambi avere due cuscini incorporati 🙂
No, era per dire che in lavatrice non avrei messo schifezze, meglio puntualizzare.
Poi arriva l’amica alla moda
Con la carrozzina inglesina con le ruote giganti, la tutina firmata, i Pampers, i cappelli a onde rossi; il figlio che sembra un soprammobile e non piange mai – e ti chiedi: Ma sarà ritardato?
Io lo porto ad acquaticità, ho fatto il corso per massaggi indiani, ho il Bimbi per le pappe e bisogna che andiamo a fare stretching e aerobica insieme, “Devi tonificare quelle braccia e quella pancia”…
Ok: il figlio ha preso tutto dalla mamma, non reagisco perché mi sto addormentando.
Morale: il sonno è vitale, anche per la salute di chi mi viene a trovare.
Penso a quanto costa una piega e a quell’affido a distanza che non abbiamo mai iniziato.
Penso ai corsi di massaggi per tranquillizzare il bebè e mi convinco che vorrei la giornata di 480 ore.
Scivolo addormentata dalle scale. Si, mi sono addormentata in piedi, il bimbo rotola vicino a me. Ci trova la vicina che russiamo leggermente appoggiati alla lavatrice che centrifuga il suo bucato.
Volevo cambiare il mondo? Io? Ma quale mondo? Esiste il mondo? O è solo una favola del TG?
Viaggio dell’eroina – Rifiuto della chiamata – Evoluzione
Se mi fossi fermata un attimo, se avessi avuto il tempo per rifletterci un po’, forse avrei capito che mi affannavo a correre per non avanzare; che stavo creando confusione per non vivere appieno la mia chiamata.
Non l’ho fatto coscientemente.
Avrei potuto benissimo godermi i primi mesi del bimbo senza scappare a nascondermi nel lavoro. E’ che pensavo di essere forte; avevamo studiato una bella situazione in casa, molte cose in comune con altri; ma forse il percorso di “cambiare il mondo” anche attraverso l’ecologia di pappe e pannolini mi è sembrato impossibile.
In fondo chi ero io? Chi mi credevo di essere? Era al di sopra delle mie forze. Meglio non pensarci, fare “come gli altri”, continuare a correre lasciando i sogni nel cassetto.
Mamma Fenice – storie tratte dal percorso Il Viaggio dell’Eroina
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